La cannabis è la sostanza stupefacente più utilizzata in Italia. Secondo il dipartimento delle Politiche Antidroga, si stima che negli ultimi dodici mesi il 14,6% degli italiani ne abbia fatto uso almeno una volta. Il responsabile dell’effetto stupefacente che la marijuana esercita sui nostri corpi si chiama THC. Essa è una sostanza psicotropa, capace cioè di modificare lo stato psico-fisico di un soggetto potendo agire su emozione, ricordi, attenzione, percezione, umore, coscienza, comportamento, abilità intellettive, capacità motorie. La concertazione del THC varia a seconda della parte della pianta di cannabis presa sotto esame: si stima che la concentrazione maggiore si abbia nei fiori (dal 10 al 27%) mentre è poco presente nelle foglie. In Italia la cannabis è legale solo a due condizioni: ad uso terapeutico se prescritta dal medico e nel suo formato light, nel caso cioè contenga una concentrazione di THC inferiore allo 0.6%. In passato ci sono state sentenze della cassazione che, con numerosi vincoli, hanno decretato non perseguibile la coltivazione della marijuana per usi personali. Nel mondo diversi paesi hanno scelto di legalizzare la cannabis per usi ricreativi, senza porre un limite alle concentrazioni di THC. Sicuramente a tutti sarà venuta in mente l’Olanda, caso a noi più vicino, unico fra i paesi dell’Unione Europea, ma devo purtroppo dirvi che sbagliate. In Olanda, nel corso degli anni 70, sono state perseguite delle politiche di tolleranza nei confronti delle droghe leggere, come marijuana e funghi allucinogeni, che hanno preso il nome di “gedoogbeleid”. Queste politiche hanno liberalizzato la vendita di cannabis a scopo ricreativo ai maggiori di 18 anni solo per coffeshop autorizzati. Tuttavia, la produzione e la fornitura di sostanze stupefacenti rimane illegale secondo la legislazione olandese, il che crea un’ambiguità sulla conformità della catena di approvvigionamento. Un caso dove invece l’intera filiera della produzione di marijuana è stata completamente legalizzata è il Canada, dove dal 2018 il suo consumo per uso ricreativo è stato completamente depenalizzato. Spesso mi chiedo come mai ciò non avvenga pure in Italia. Parliamoci chiaro, la marijuana è una droga, crea forti dipendenze e nel caso di un consumo esagerato potrebbe portare a patologie psico-fisiche debilitanti, anche a lungo termine. Solo che questa descrizione è perfettamente aderente anche ad alcool e tabacco, che contrariamente alla marijuana sono legalmente commercializzate e portano nelle casse dell’erario circa 62 miliardi, includendo anche i proventi derivanti dal gioco d’azzardo. Perché quindi non legalizzare l’ennesimo vizio, dato e considerato che al giorno d’oggi procurarsi della marijuana è forse più facile che andare a fare la spesa, riducendo così i proventi della malavita, aumentando gli incassi dell’erario e permettendo alle persone che ne fanno uso di consumare un prodotto controllato e testato, la cui qualità può essere certificata da competenti laboratori. Io vi ho fatto la domanda, ora voglio lasciare a voi la risposta. Vi fornirò però nelle successive righe un po' di dati provenienti dai paesi dove l’uso ricreativo della cannabis è legale, in modo da darvi il maggior numero possibile di elementi affinché la vostra risposta sia per lo meno basata su elementi tangibili.
Effetti sulla salute
Ci sono molti studi che sono stati effettuati sull’uso di cannabis. Uno dei più importanti, e forse uno dei pochi ad aver restituito risultati netti, mai confutati da altri studi, ha provato che l’uso costante ed intensivo di cannabis aumenta la probabilità di sviluppare psicosi fra le persone più sensibili. Altro aspetto interessante è l’aumento degli incidenti stradali di un 4% concorrente ai periodi successive alla legalizzazione della cannabis. Più nello specifico, grazie ad uno studio effettuato in Canada, si è appurato che dopo la legalizzazione la sostanza stupefacente più rinvenuta nei corpi delle vittime della strada era proprio la cannabis, con secondo l’alcool. Altro effetto averso proveniente dalla legalizzazione che si è riscontrato negli Stati Uniti è l’aumento del consumo. Si stima infatti che la liberazione delle droghe leggere porti ad un aumento del loro consumo di circa il 26%. L’aumento del consumo di cannabis è più pronunciato fra i giovani e giovanissimi, mentre è quasi nullo fra le persone adulte o anziane. Tuttavia questo studio è stato più volte giudicato impreciso, vista l’oggettiva difficoltà nel quantificare il vero consumo degli stupefacenti quando essi sono marcati come illegali. Altro interessante studio riguarda gli effetti della legalizzazione della cannabis sul consumo di alcool e tabacco. Si è verificato che nel periodo successivo alla liberazione delle droghe leggere si è registrato ovunque una riduzione del consumo di alcool e tabacco, dimostrando che l’uso di cannabis non induce ad un maggior bisogno di altre sostanze stimolanti ma, anzi, lo riduce. Ultimo dato da riportarvi relativo alla legalizzazione ed alle conseguenze sulla saluta è relativo al consumo di cibo spazzatura. Uno studio del 2020 ha appurato che nei paesi in cui le droghe leggere sono state liberalizzate vi è stato un immediato aumento del consumo di cibi processati e grassi di circa il 3%. Sicuramente questo è il dato meno preoccupante rispetto ai precedenti, ma esso sottolinea come la disponibilità e l’utilizzo della cannabis legale possa portare gli individui ad intraprendere altre abitudini poco virtuose o rischiose per la loro salute.
Tassazione
Empiricamente si potrebbe pensare che la legalizzazione della cannabis per uso ricreativo abbia un diretto e positivo impatto sulle entrate fiscali. Purtroppo tale affermazione è complessa da dimostrare. Prima di tutto bisogna scegliere un metodo di tassazione, perché si, ne esistono diversi con disparati pro e contro. Il metodo di tassazione più semplice che esista è quello in percentuale sul costo del prodotto. Come per l’IVA che abbiamo in Italia, la quale ammonta al 22% del valore dei beni acquistati, allo stesso modo si potrebbe applicare una percentuale fissa al costo della cannabis in modo da generare un guadagno aggiuntivo, come si fa per le accise dei carburanti. Questo metodo di tassazione, per quanto semplice da applicare, si è dimostrato incapace nel fornire un gettito costante per la compravendita delle droghe leggere. Il primo motivo per la sua inefficacia è da affibbiare alla crescita dell’efficienza della catena di produzione e distribuzione della cannabis che naturalmente si ottiene negli anni successivi alla legalizzazione. Ciò porta ad un abbassamento del costo del prodotto e quindi ad una riduzione delle entrare per l’erario. Secondo problema con la tassazione a percentuale semplice è dovuto proprio al THC. Se la tassa è calcolata solo sul prezzo, i rivenditori potrebbero decidere di vendere allo stesso costo prodotti con maggior percentuale di THC, in modo da vendere uno stupefacente più forte pagando le stesse tasse in valore assoluto. Da qui proviene l’idea per un metodo di tassazione alternativo che risolverebbe i due problemi precedentemente esposti: tassare la quantità di THC. In questo modo, anche con un abbassamento dei costi di produzione della cannabis i proventi dalla tassazione rimarrebbero costanti e, non meno importante, non si porterebbe il mercato a commercializzare prodotti con maggiore percentuale di THC per eludere le tasse.
Ma esattamente, quanto si potrebbe guadagnare in Italia con la legalizzazione e successiva tassazione della cannabis? Rispondere a questa domanda non è facile, in quanto il volume di affare per il mercato degli stupefacenti è difficile da quantificare poiché illegale. Potremmo però fare un confronto con gli stati statunitensi dove la legalizzazione delle droghe leggere è in essere. Prendiamo per esempio la California, dove vivono circa 40 milioni di persone. Nel 2023 le vendite di cannabis per uso ricreativo hanno generato circa 660 milioni di dollari dalla tassa specifica per le droghe leggere e 460 milioni dal corrispettivo dell’IVA, che in California si attesta al 7,25%. Se facessimo la proporzione di questi dati per l’Italia, dove vivono 59 milioni di persone e l’IVA si attesta al 22%, il totale dei proventi derivanti da un’ipotetica legalizzazione della cannabis nel nostro paese si attesterebbe a circa due miliardi di euro, cifra sicuramente degna di nota, ma a cui dovrebbero essere sottratti i mancati proventi derivanti dal calo delle vendite di alcool e tabacco, difficili da stimare.
Sicurezza
La legalizzazione della cannabis avrebbe anche importanti ripercussioni dal punto di vista della sicurezza. Primo elemento di cui tenere conto sarebbe l’alleggerimento dagli sforzi che ogni giorno le forze dell’ordine fanno per combattere la vendita illegale di droghe leggere. Ciò potrebbe portare sia ad una riduzione della spesa per i servizi di ordine pubblico, sia ad una ricollocazione di risorse verso crimini magari più gravi, come la vendita illegale di armi o di stupefacenti con effetti più pesanti sulla salute. Sempre per l’argomento della sicurezza, riporto i risultati di uno studio che ha osservato la variazione della criminalità nei mesi immediatamente successivi alla legalizzazione della cannabis. Esso ha rilevato un aumento degli arresti che si attesta in media al 10%, soprattutto dovuti a violazione della proprietà privata, furti di auto e rapine. Tuttavia, fra le conclusioni di questo studio veniva evidenziato come esso fosse in disaccordo ad altri studi effettuati nel passato.
Conclusioni
La legalizzazione della cannabis avrebbe anche importanti ripercussioni dal punto di vista della sicurezza. Primo elemento di cui tenere conto sarebbe l’alleggerimento dagli sforzi che ogni giorno le forze dell’ordine fanno per combattere la vendita illegale di droghe leggere. Ciò potrebbe portare sia ad una riduzione della spesa per i servizi di ordine pubblico, sia ad una ricollocazione di risorse verso crimini magari più gravi, come la vendita illegale di armi o di stupefacenti con effetti più pesanti sulla salute. Sempre per l’argomento della sicurezza, riporto i risultati di uno studio che ha osservato la variazione della criminalità nei mesi immediatamente successivi alla legalizzazione della cannabis. Esso ha rilevato un aumento degli arresti che si attesta in media al 10%, soprattutto dovuti a violazione della proprietà privata, furti di auto e rapine. Tuttavia, fra le conclusioni di questo studio veniva evidenziato come esso fosse in disaccordo ad altri studi effettuati nel passato.